Trabaccoli - foto storica

i trabaccoli

Il trasporto marittimo esiste a Venezia fin dalla sua nascita ed è stato realizzato con diverse tipologie d’imbarcazioni che si sono evolute e trasformate nei secoli a seconda delle nuove esigenze e tecnologie disponibili.

Il trabaccolo, comparso probabilmente oltre due secoli fa, deriva dalla nave oneraria bizantina trasformatasi in epoca rinascimentale negli squeri adriatici nella “cocca veneta” e nella “marciliana”, simile nelle linee, ma più piccola e meno costosa, è la tipica imbarcazione adriatica. La troviamo raffigurata in numerosi quadri di fine ’700 e dell’800 e in diverse fotografie dei primi ‘900, con un solo ponte, due alberi armati con vele “al terzo”, alte fiancate e capienti stive. Offriva le possibilità di una piccola nave e i vantaggi di una grossa barca, sicura in mare e facile da manovrare nelle zone portuali e nei canali.

Tra la fine ’800 e i primi ’900, mentre tutte le altre piccole navi da trasporto a poco a poco non vennero più costruite, il trabaccolo continuò ad essere varato, soprattutto nell’Alto Adriatico da Venezia a Chioggia, a Grado e Trieste, e poi in tutta la costiera romagnola in Istria e Dalmazia, finanche in Albania. Alcuni esemplari quindi riuscirono a giungere fino a noi.

Queste imbarcazioni – tra le 25 e le 100 tonnellate con lunghezza variabile tra il 15 ed i 26 metri – venivano impiegate sempre come barche da trasporto e hanno contribuito in modo rilevante alla costruzione della città di Venezia e delle principali città costiere dell’Adriatico: trasportavano carbone, legna, pietra d’istria, ghiaia, sabbia, cemento, botti e derrate alimentari (vino, cocomeri, farina, grano ecc.).

Dall’800 fino alla metà del ventesimo secolo i trabaccoli hanno svolto un servizio essenziale di trasporto tra le due sponde dell’Adriatico per carichi pesanti di ogni tipo. I trabaccoli vennero impiegati anche per la pesca nei mesi invernali (dalla fine del XVII sec.). In alcuni esemplari, nel primo dopoguerra, venne introdotta l’armo aurico per facilitarne le manovre. Durante le due guerre mondiali, vennero requisiti per essere utilizzati in operazioni belliche (di trasporto truppe, per installarvi pezzi d’artiglieria e anche di sminamento, grazie allo scafo in legno che era immune alle mine magnetiche). Conseguentemente molti sono andati distrutti per ragioni belliche. Spesso per evitare che fossero requisiti, i proprietari, dopo aver tolta l’alberatura, li affondavano in bassi fondali.

Dal secondo dopoguerra, lo sviluppo del trasporto su strada e di nuove tipologie d’imbarcazioni mercantili ne ridusse drasticamente l’impiego: la sua scomparsa fu favorita da una scellerata “rottamazione” ante litteram promossa dallo Stato italiano riservata alle vecchie imbarcazioni che prevedeva contributi per nuovi navigli a chi avesse distrutto quelli vecchi. In tal modo centinaia di trabaccoli vennero tagliati e demoliti per far posto ai nuovi modelli a motore.

Quei pochi che sopravvissero, come Il Nuovo Trionfo, vennero trasformati in unità da diporto.